
Il presente è da sempre considerato da tutte le tradizioni sciamaniche e da tutte le discipline che si occupano di ricerca interiore, il momento creativo, la realtà in cui tutto esiste e si può percepire. Il nostro percorso evolutivo è stato minato molto tempo fa da sistemi dannosi di credenze che hanno condizionato la nostra consapevolezza fino a farci percepire limiti che in realtà esistono solo nel nostro subconscio, in questa parte reattiva e ormai alla deriva a cui spesso ci affidiamo finendo ripetutamente fuori pista. Ancora e ancora, finché non ne abbiamo abbastanza e scegliamo di ascoltare qualcos'altro, un'altra parte di noi, qualcosa di cui ignoriamo l'esistenza nonostante la sua continua pressione attraverso le sensazioni (non le emozioni) e che può dirigerci verso il nostro bene, quello autentico. Si tratta indiscutibilmente della parte più saggia e potente che abbiamo, una preziosa risorsa a cui tutti possiamo accedere in qualsiasi momento, la sola che onora e sa riconoscere l'immensità dell'Adesso.
La nostra mente egoica, questa "entità" che ci intrappola, altro non è che un filtro che reagisce basandosi su situazioni ed emozioni, non necessariamente reali, legate al passato o al futuro e che si amplificano con la ripetizione di pensieri depotenzianti. Agisce freddamente, produce emozioni positive effimere ed emozioni negative durature, si sente minacciata dal presente e costituisce essenzialmente l'ego con cui erroneamente ci identifichiamo. Anziché operare come un mezzo, è divenuta ipertrofica, costantemente attiva, rumorosa e ha progressivamente preso il sopravvento fino a diventare l'unico "occhio", l'unico strumento di interpretazione e valutazione della realtà, trascinandoci in una spirale depressiva da cui è difficile uscire. Tuttavia non è affatto invincibile. Può essere trascesa mantenendo uno stato di presenza, osservando i propri pensieri e praticando con sufficiente costanza il silenzio interiore.

Scegliere questa strada per toccare noi stessi fino a percepirci come reali e viventi nel qui ed ora, presuppone un lavoro notevole su se stessi che inizia con lo scollegarsi dalla propria "confusione interiore". Solo chi è davvero stanco di soffrire inutilmente e crede che il capolavoro che rappresenta sia più che un fascio di riflessi condizionati, può raggiungere la consapevolezza del suo vero essere, dell'Io sono, cioè l'unica "sostanza" che può apprezzare l'Adesso (senza tempo) e goderne pienamente.
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2 commenti:
Se il presente è l'attimo inafferabile e sempre deludente, anche l'avvenire ed il passato sono gli abissi di proiezioni informi, di miraggi distorti. Sono ologrammi inconsistenti e grigi.
Resta la diuturna ed epica battaglia contro il Male, combattuta sulla base di un fondamento senza fondamento (l'etica si disintegra, non appena se ne definiscono caratteri e scopi, sicché l'unico suo habitat è il silenzio), con la prospettiva della vittoria finale. Un'escatologia credibile (prima o dopo l'errore sarà corretto), ma consolatoria e un po' limitata: l'eroismo appartiene a chi, come Siddharta, indica corpo e mente, sostanza ed apparenza, terra e cielo, come Nulla.
Ciao
Il presente è l'unica dimensione esistente, l' effettivo campo di azione e l'azione è l'unica cosa che può fare la differenza, se di qualità e non contaminata dalle congetture dell'ego. Inoltre, dare un nome alle cose ne disgrega l'essenza che è sempre e comunque l'essenza del tutto.
Siddaharta ha raggiunto questa illuminante realtà ma io non parlerei di eroismo, piuttosto di consapevolezza riconquistata. Come dice Tolle: "il nulla è la comparsa del Non Manifestato (possiamo chiamarla coscienza del tutto) come fenomeno esteriorizzato in un mondo percepito dai sensi"; e ancora, il Sutra del cuore afferma: "La forma è vuoto, il vuoto è forma".
Il nulla permette alla materia di esistere e la costituisce in buona misura, non va compreso, spiegato, etichettato, riempito, va "osservato", assimilato. Tutto ciò che riguarda l'equilbrio personale parte da questa capacità di percepire il silenzio, lo spazio, e quindi il "non manifesto", e che consente di vivere nell'Adesso, assaporandone la gioia e l'invincibilità. Questo permette così agli altri processi mentali di essere utilizzati meglio e solo quando necessari.
Credo che l'uomo abbia un fine ultimo ma non credo troppo alle profezie, appartengono al passato, parlano del futuro e vengono interpretate da menti non sempre libere. Sono certo, tuttavia, che le persone sentano, oggi più che mai, il bisogno di ritrovare se stessi nel qui ed ora. Un saluto
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